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VILLLA SANTA MARIA

Sulla riva sinistra del fiume Sangro, a 330 metri s.l.m., sorge Villa S. Maria. Il caratteristico borgo è adagiato alle pendici del Monte Penna che, in quel punto, assume la conformazione di una imponente lama di roccia sedimentaria che non passa inosservata nemmeno al visitatore più distratto. La cittadina, ricca di storia e tradizioni singolari, è nota al mondo quale Patria dei Cuochi, visti i trascorsi storici che la vedono protagonista nella cura e diffusione della più raffinata arte gastronomica. Oggi è sede di un prestigioso Istituto Alberghiero che forma giovani allievi volti a proiettarsi nel mondo del lavoro attraverso i servizi di cucina, sala e ricevimento. La scuola è erede di una ben più antica tradizione che risale al XVI sec., tempo in cui la famiglia patrizia dei Caracciolo trasferì la propria residenza da Napoli a Villa S. Maria, ed i giovani popolani venivano ospitati nelle cucine di palazzo per elaborare i prodotti della terra, dell’allevamento e la ricca cacciagione locale. Molti di quei garzoni si sono distinti al servizio dei potenti della terra ed hanno raggiunto le vette della carriera con quel titolo che oggi diremmo Chef. Dalla famiglia principesca poi, nacque, nel 1563, Ascanio Caracciolo, germoglio di esemplari doti umane, il quale, dopo essere stato guarito da una aggressiva malattia, rifondò la propria vita nel segno del cristianesimo, assumendo il nome di Francesco. Si distinse per l’attenzione ai poveri e al culto eucaristico; morì nel 1608 e due secoli dopo fu elevato agli onori degli altari. Oggi è Patrono dei Cuochi d’Italia. La storia di questo borgo non è soltanto legata alla gastronomia. I numerosi reperti rinvenuti nella piana sul lato destro del fiume, lasciano intendere l’esistenza di insediamenti abitativi già in epoca romana. La storiografia riconduce però la genesi dell’antico borgo intorno all’VIII sec., come documentato dal Chronicon Volturnense, epoca in cui la fondazione di un cenobio benedettino aggregò una piccola comunità civile che rimase nella piana proprio fino al XVI sec., età dell’avvento dei Caracciolo. Presso il nuovo nucleo, nel 1664, vide i natali Michele Mascitti, insigne compositore e violinista alla corte francese. Il trasferimento della popolazione intorno al costruendo palazzo principesco, coincise con l’abbandono dell’insediamento originario.

CHIESA DI SAN ANTONIO ABATE

Entrando a Villa Santa Maria si incontra la piccola Chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate. La facciata è semplice e sul tetto vi è una croce. L’interno è ad unica navata squadrata in stile neoclassico semplice. Il 16 gennaio in occasione della festa del santo, davanti la chiesa, viene acceso un falò  e con la brace realizzata vengono cotte le salsicce, consumate a suon di musica e balli popolari.

CHIESA PARROCCHIALE SAN NICOLA DI BARI

Da piazza  Marconi, salendo i gradini ponte, si arriva all’imponente Chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari. Ricostruita nel 1826 su una preesistente cappella gentilizia che custodisce all’interno le reliquie di San Francesco Caracciolo, è arricchita dai cicli pittorici di Francesco Maria De Benedictis (1844), che raffigurano: l’Ulltima Cena, al Presentazione di Gesù al Tempio e la scena di  Cristo caccia i mercanti dal Tempio, nonché da pregevoli opere in legno intarsiato da artigiani locali. La facciata in stile romanico classico è in travertino delle Marche. Sopra l’ingresso è stata posta una lunetta in mosaico policromo raffigurante l’Eucaristia. Al centro vi è la Madonna con ai lati due santi venerati a Villa Santa Maria: San Francesco Caracciolo e San Nicola di Bari, il patrono di Villa Santa Maria, nell’atto di protezione della parrocchia stessa; un timpano triangolare termina il tutto. La chiesa è ad unica navata con soffitto con volta a botte e cupola (presso l’abside). Ai lati della navata vi sono tre cappelle per lato. L’altare è realizzato in gesso marmorizzato. Sopra la porta di ingresso sporge la cantoria; vi sono anche un pulpito ed un battistero ligneo racchiuso entro una grata di ferro.Il primo fine settimana di maggio, si celebra il Santo Patrono del Paese. Il sabato sera i devoti di Villa portano in processione il quadro di san Nicola e lo pongono su un’edicola appositamente realizzata. L’immagine viene vegliata tutta la notte tra canti e preghiere. La sera del sabato si benedicono i taralli di San Nicola, fatti di pasta di pane , che poi vengono distribuiti ai fedeli. Il pomeriggio della domenica il quadro viene riportato in chiesa.

LA CHIESA DEL SS.MO ROSARIO

La passeggiata nei vicoli caratteristici che si inerpicano timidamente verso la parete rocciosa portano ad incontrare la Chiesa del SS.mo Rosario (1639), tipica chiesa confraternitale con all’interno pitture della scuola guardiese La Chiesa domina il paese dall’alto di uno sperone roccioso; viene chiamata anche della Congrega perché affidata a una confraternita. L’esterno è in stile neoromanico rurale abruzzese (pietra locale) mentre l’interno è barocco.

CHIESA DI SANTA MARIA IN BASILICA

Si ritiene che la chiesa si trovi nel luogo dove era il nucleo originario del paese. La prima citazione della chiesa è del 703 quando è nominata nel Chronicon Volturnense; l’edificio sacro con l’annesso convento benedettino si trovava in una zona disabitata e ricca di boscaglie. La presenza dell’insediamento religioso portò con il tempo alla formazione di un nucleo abitato. L’interno è a tre navate con tre cappelle a destra ed una sola a sinistra che custodisce le tombe di due componenti della nobile famiglia Castracane. La Chiesa custodisce importanti tele e una statua in legno della Vergine del XVI secolo protettrice degli abitanti di Villa. All’interno si trovano anche un organo della prima metà del XIX secolo, varie opere del pittore guardiese Francesco De Benedictis, come il “Martirio di San Sebastiano” e il “San Francesco Caracciolo”. Tra le tele custodite si segnalano l’Adorazione dei Magi e La Pentecoste, ma anche la “Madonna Assunta in cielo con San Nicola di Bari e San Luigi Gonzaga” della scuola di Nicola Ranieri, e la “Madonna Immacolata e Santi” e “Madonna con Bambino e Santi” di Ferdinando Palmerio.

LA PENNA

Nei pressi della chiesa della Madonna del Rosario vi è la roccia caratteristica del paese chiamata volgarmente Penna. Sorta di monumento difensivo nel Medioevo, secondo leggende e dicerie popolari questa roccia di svariati metri di lunghezza e di altezza, pare che incutesse terrore ai, chi più chi meno, improvvisati invasori, prevalentemente zingari e briganti, ma nel XIII secolo e nel XVIII secolo anche ottomani e saraceni, che costrinsero gli abitanti a trasferirsi dalla località Madonna in Basilica in posizione arroccata protetta dalla Penna, come se questa roccia fosse un muro di un castello naturale. Durante l’epoca fascista venne incisa sulla Penna la scritta DUX a caratteri cubitali in onore di Mussolini; tale scritta era ben visibile da tutto il paese. Durante la II guerra mondiale un partigiano tentò di cancellarla, ma le milizie fasciste lo uccisero a colpi di mitra prima che potesse completasse l’opera. Ora tale scritta non è più visibile per via dell’erosione del tempo.

PALAZZO CARACCIOLO E MUSEO DEL CUOCO

I principi Caracciolo dimoravano a Villa Santa Maria nei periodi in cui villeggiavano in paese, provenienti da Napoli.  Il castello, ancora oggi esistente, è abitato in parte da alcuni privati che vi hanno aperto il Centro letterario e artistico “Michele Marchetti”, mettendo così a disposizione della collettività alcune stanze, e in parte dalle Suore francescane che fino al 2003 vi hanno operato con un Asilo infantile intitolato al Santo stesso.

Il museo del cuoco è una realtà museale unica al mondo che offre una raccolta di testimonianze storiche dell’attività dei cuochi villesi, che si sono fatti apprezzare in tutto il mondo, cucinando per potenti e personalità, per attori e re, lavorando nei migliori hotel e ristoranti

CAPPELLA E STATUA BRONZEA DI SAN FRANCESCO CARACCIOLO

La cappella della famiglia, oggi chiesa aperta al culto, e la comunicante grotta-sottoscala, dove il Santo dimorò nel periodo della sua gravissima malattia, sono visitabili. La grotta è rimasta intatta dall’epoca in cui accolse il Santo ammalato e nessuna ristrutturazione vi è stata fatta. Il Visitatore potrà osservarla proprio così come l’ha abitata a suo tempo San Francesco.

Il 12 agosto 2002 il comune di Villa Santa Maria dedica una statua a San Francesco Caracciolo. La statua, costruita da Alfredo Vismara, è stata realizzata in bronzo per dare risalto alla bellezza del Santo. Il santo è rappresentato nella cotta seicentesca e nella stola. Con la mano destra innalzata una particola con raggi luminosi e con nella mano sinistra abbassata, tiene un pezzo di pane a testimoniare i bisogni dell’uomo. Vi sono raffigurati tutti gli elementi che identificano San Francesco come appartenente dell’’ordine dei chierici regolari minori: una corona del rosario posta sul fianco sinistro e dei calzari che personificano il suo spirito francescano, rafforzato anche dal fatto che muta il nome da Ascanio al nome del poverello d’Assisi. Ai piedi della statua vi sono: lo stemma della casata rappresentato da un leone azzurro con la lingua fuori dalla bocca su sfondo in oro, un sacchetto da cui fuoriescono delle monete, e una mitria episcopale, simboli questi delle sue rinunce, segni che denotano l’attenzione all’eucaristia, la devozione mariana e la rinuncia agli onori mondani e alle cariche ecclesiastiche. Sul basamento della statua vi sono dei bassorilievi in bronzo: il giovane Caracciolo a caccia con gli amici del paese, banchetto dei principi, preparazione del pasto. Nel pannello della caccia Ascanio è a cavallo, mentre gli amici che lo anticipano o seguono sono a piedi corredati di balestre ed archi, qualcuno degli amici punta già la preda. Nei pannelli della cucina e del banchetto un ragazzo mescola invitando un secondo a versare dell’acqua. Un terzo personaggio sbuccia le patate mentre un quarto soffia su un attizzatore di fiamma. Dietro di essi un altro personaggio porta un piatto con vivo orgoglio ed un ultimo personaggio mesce del vino. Dei familiari del santo sono a tavola in attesa del pasto. Il principe si rivolge a sua moglie mentre attende che gli si riempia il bicchiere mentre la moglie è distratta a guardare il proprio figlio che si allontana. Altri commensali sono nascosti dalle persone in primo piano. Nel pannello della carità, noncurante di ciò che avviene alle sue spalle, Ascanio si appresta a portare cibo ai poveri ossia una coppia di anziani, una donna seduta vicino a lui ed un viandante stanco che si appoggia al suo bastone.

SAN FRANCESCO CARACCIOLO PATRONO DEI CUOCHI D'ITALIA

Il 13 ottobre del 1563 nacque a Villa Santa Maria, Ascanio Caracciolo, figlio del principe Ferrante Caracciolo e donna Isabella Barattucci. A soli 22 anni colpito da una grave malattia infettiva, si fece rinchiudere in un sottoscala del castell, comunicante con la vicina cappella, mediante una grata. Da qui seguiva la S. Messa, pregando e adorando l’Eucarestia. Guarito miracolosamente, Ascanio decise di rinunciare ai suoi titoli nobiliari, donando ai poveri tutte le sue ricchezze e consacrandosi totalmente al servizio d iDio e degli uomini. Recatosi a Napoli per diventare sacerdote. preseo il nome di Francesco e 1588, fondò l’ordine dei Chierici Regolari Minori.Morì a soli n44 anni il 4 giugno 1608 in Agnone.Il 26 marzo del 1996, con la richiesta della Federazione Italiana Cuochie con l’approvazionedella conferenza episcopale Italiana, la Santa Sede ha dichiarato San Francesco Caracciolo Patrono dei Cuochi d’Italia, per la riconosciuta professionalità nell’arte culinaria dei cuochi di Villa Santa Maria, le cui origini si fanno risalire proprio alla famiglia Caracciolo nelle cui cucine si preparavano sontuosi banchetti.

FONTANA VECCHIA

La fontana è stata realizzata all’inizio del Novecento. Il bassorilievo posto sul coronamento fu aggiunto nel 1926 per una disposizione fascista che obbligava ad inserire il proprio simbolo in opere statali. Infatti il bassorilievo raffigura due leoni che reggono un fascio. Il fascio è stato distrutto dopo la caduta del regime fascista. La fontana è posta a ridosso di un muro di contenimento in una piazzetta pedonale. Il corpo è realizzato in calcare con una trabeazione con modanature classiche. Una vasca centrale fa defluire l’acqua in due abbeveratoi laterali simili al corpo centrale.

ISTITUTO ALBERGHIERO E MONUMENTO AL CUOCO

L’origine dei cuochi di Villa Santa Maria è antica. Una leggenda afferma che i primi cuochi di questo paese risalgono all’epoca dei Caracciolo, difatti fu proprio nel castello dei Caracciolo che ebbe inizio la scuola alberghiera di Villa Santa Maria. Nei periodi che i Caracciolo si trovavano a Villa Santa Maria organizzavano delle battute di caccia, i cacciatori, al loro ritorno amavano fare da cuochi e camerieri con bravura in questi due settori, questo, verosimilmente fece scaturire nel principe Caracciolo l’idea di aprire una scuola alberghiera, così si fece di Villa Santa Maria la patria dei cuochi. Nel 1750 i Registri del Decurionato dell’Università di Villa Santa Maria parlano di famigli o apprendisti della ristorazione, cochi (cuochi), cucinieri, cocchieri, maggiordomi, maccaronari (produttori di maccheroni) e mastrodicasa. Viene fondato nel 1939 come  Regio Corso Biennale di Avviamento Professionale a tipo Commerciale Alberghiero intitolato a San Francesco Caracciolo. Viene subito frequentata da quaranta alunni, tra i quali due donne. Nel 1968 dopo la soppressione degli istituti di avviamento professionale viene fondato l’Istituto Professionale Alberghiero di Stato, ma ancora come distaccamento dell’Istituto per il Commercio di Lanciano da cui si staccherà solamente nel 1976 ottenendo così l’autonomia e la realizzazione di un convitto. Sei anni dopo l’istituto assume lo chef Giovanni Marchitelli. Nel frattempo, con la riforma delle scuole secondarie superiori, l’istituto diventa Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri (IPSSAR), anche se l’istituto rimarrà famoso come  scuola alberghiera.

Il monumento al Cuoco è una scultura in marmo di carrara, realizzata da Mauro Carbonetta, pittore e scultore di Villa Santa Maria. Rassegna dei cuochi . L’evento si apre  con una solenne processione commemorativa, dedicata al patrono dei cuochi, e con il rito dell’accensione della lampada  con l’Olio Votivo, che a turno, spetta alle Associazioni Regionali Cuochi provenienti da tutta Italia. Nel centro storico del paese vengono allestite isole gastronomiche per la degustazione di prodotti tipici e l’immancabile Buffet Dimostrativo: vera e propria prova di  Arte Culiiaria alla quale partecipano grandi maestri e bravi allievi, fieri nei leggendari alti cappelli bianchi.